«Cammino.
Al
sol
pensiero
di
vederti
mi
blocco.
Ho
paura.
Capisco
che
sei
tu.
É
di
nuovo
giorno.
Esiste
una
parte
di
me
che
non
avevo
preso
in
considerazione.
Lì
pronto
a
compiere
la
mossa
successiva,
sono
un
vagante
padrone
del
mio
sconosciuto
destino.
Mi
libero».
Questi,
sono
alcuni
appunti
e
impressioni
che
Marco
De
Ieso
ha
annotato
in
un
diario
durante
i
giorni
della
residenza
artistica
a
Lunetta11.
Partendo
dal
tema
della
residenza,
nel
quale
è
stato
chiesto
di
approfon
dire
il
rapporto
tra
l’arte
contemporanea
e
il
territorio
in
cui
questa
viene
ad
installarsi,
in
Mondo
Nuovo
il
fotografo
ha
deciso
di
concentrarsi
in
particolare
sui
sentimenti,
le
emozioni
e
le
reazioni
che
scaturiscono
nelle
persone
della
comunità
local
e
quando
un
elemento
esterno,
come
l’opera
d’arte,
modifica
la
fruizione
e
la
destinazione
di
luoghi
e
paesaggi.
Un
incontro
che
non
incide
solo
sul
territorio
ma
che
segna
fortemente
anche
il
significato
dell’opera
stessa,
lontana
dai
luoghi
istituzionali
come
le
pareti
bianche
di
una
galleria
o
le
solenni
sale
di
un
museo.
Un
incontro
che
crea
frizione,
sprigionando
un’energia
che
invade
il
territorio
nel
quale
l’arte,
l’alieno,
interviene
rivoluzionando,
più
o
meno
radicalmente,
la
prospettiva
dei
luoghi
in
cui
questa
s’insedia,
svelando
nuovi
punti
di
osservazione.
In
questo
incontro
di
fronte
all’alienus
,
dal
latino
straniero,
De
Ieso
restringe
ulteriormente
il
campo
di
analisi
sulle
due
reazioni
istintive
e
opposte
della
fuga
e
dell’accettazione.
La
fo
rma
del
dittico
aiuta
a
rafforzare
questa
contrapposizione
mettendo
a
confronto
le
opere
con
le
due
reazioni,
mentre
l’utilizzo
del
bianco
e
nero,
per
sua
natura
astrazione
della
realtà
a
colori,
ci
conduce
in
una
dimensione
di
sospensione
dal
quotidiano
d
ove
protagonista
diventa
la
tensione
e
l’energia
scaturita
dall’incontro
tra
arte
e
territorio,
simboleggiata
dal
bianco
iridescente
protagonista
etereo
delle
immagini.